Bologna 14 novembre 2008
e p.c. al segretario cittadino del PD Andrea De Maria
Uno di noi qui di Sindaco saggio è un affezionato frequentatore di Case del Popolo della Romagna, non solo per i pranzi e le cene dei “vecchi” compagni che sono sempre eventi culinari da non perdere, ma soprattutto perché c’è un filo che non si spezzerà mai con questa nostra gente, che merita affetto e tanto rispetto anche da parte di chi proviene da una tradizione democratica non di sinistra; perché le passioni che hanno attraversato l’esistenza delle Case del Popolo hanno contribuito a scrivere la Storia Democratica e Antifascista di questo nostro Paese.
Un Paese migliore di chi oggi lo rappresenta ai vertici, come dice giustamente Veltroni, e che senza pudore sta distruggendo e sputtanando un patrimonio di dignità e di civiltà che questa nostra gente ha contribuito a costruire per tutti noi.
Prima delle elezioni di aprile, conversando con Manì, il compagno più anziano e la memoria storica ancora vivace della Casa del Popolo di Pieve Cesato del Comune di Faenza, la discussione affrontava, come in un noto film di Nanni Moretti, l’importanza e il significato profondo delle parole, e affettuosamente provocando, la domanda posta a Manì è stata:
“Manì, questa è una vera Casa del Popolo?”
“Ma che domande? Certamente!” risponde con orgoglio Manì.
“Allora qui c’è La Libertà?”
“Certamente!” risponde ancora con più orgoglio Manì.
“Allora questa è La Casa del Popolo della Libertà?”
Manì ha avuto un attimo di smarrimento.
“ Caro Manì, sappiamo bene che la Casa del popolo della libertà di Berlusconi è una vuota invenzione di plastica, però quel fetente ci ha rubato anche le parole.”
Negli occhi buoni di Manì si poteva leggere all’improvviso lo stupore e l’incazzatura, però dopo un attimo ha abbozzato un sorriso imbarazzato e affettuoso e … bonariamente ci ha mandato a quel paese.
Questo piccolo frammento di vita vissuta, racchiuso nel sorriso imbarazzato e affettuoso del caro Manì, racconta soprattutto a noi che scriviamo qualcosa che va oltre il disagio, lo stupore, l’impotenza, il dolore, l’incazzatura e l’orgoglio: racconta che spesso, anche se condividiamo molte delle speranze che hanno caratterizzato il lungo cammino della sinistra e che ancora oggi riescono a caratterizzare l’identità del neonato Partito Democratico, non riusciamo più a capire e a capirvi molto bene.
Come direbbe Crozza “ci sfuggono le relazioni” … tra il Loft e la Casa del popolo… della libertà, tra le Primarie private del partito più grande del centro-sinistra e le Primarie democratiche del centrosinistra.
Siamo reduci da una bastonata elettorale che ancora brucia feroce e ci rompe i coglioni oltre misura, e non ci convincono ancora tutte le argomentazioni per spiegare ancora oggi la scelta di continuare a correre da soli. Per il bene del centrosinistra non si dovrebbe cercare di valorizzare più le cose che ci uniscono piuttosto quelle che ci dividono?
Noi crediamo che le primarie siano un’occasione straordinaria per valorizzare ciò che ci unisce, e crediamo anche che gli iscritti del PD, ai quali viene dato il diritto di veto sui candidati, dovrebbero vivere questa “competizione” senza confinarsi in casa, aperta-mente.
Qualcuno, non ricordiamo chi, ha detto più o meno: “Anche se non condivido niente di ciò affermi, darò la mia vita affinché tu la possa esprimere”
Quando una persona come Gianfranco Pasquino manifesta la propria disponibilità a confrontarsi, gli iscritti al PD dovrebbero vivere con orgoglio e soddisfazione questa disponibilità e FIRMARE ANCHE PER LUI, anche se non condividono il suo punto di vista.
Un termine che Obama ha usato nella sua lunga corsa alle primarie del Partito Democratico in più di un’occasione e che ci ha colpito è stato GENTILEZZA.
Ecco, usiamola questa gentilezza anche per le primarie a Bologna, che non sia però un’elemosina. Ci piacerebbe molto un PD gentile verso tutte quelle altre risorse del centro-sinistra della nostra città.
Per usare un altro paradigma, in Abruzzo quando si raccolgono le olive, a chi con scientifica pignoleria si attarda troppo sull’albero affinché non resti neanche un’oliva, perdendo di vista il lavoro nel suo insieme, gli si dice: “non essere così spietato, lasciane qualcuna anche per gli uccellini”.
NON E’ GENTILE LASCIARE IL PROF. GIANFRANCO PASQUINO FUORI DALLA PORTA
Se qualche fenomeno della politica penserà di noi che siamo infantili, non ci creerà problemi di sonno o di appetito perché la gentilezza è merce rara di questi tempi. Solo chi non ha un conflitto di interessi con la propria coscienza la sa apprezzare.
Aprite quella porta, aprite la mente, il tempo stringe
FIRMATE PER PERMETTERE A GIANFRANCO PASQUINO DI PARTECIPARE ALLE PRIMARIE !!!
Grazie
Un caro saluto
Sindaco Saggio
sabato 15 novembre 2008
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